La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Gaetano Monti ( Ravenna 1776 - Milano 1847 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Gaetano Matteo Monti, nato a Ravenna il 13 marzo 1776 e deceduto a Milano il 27 maggio 1847, è stato uno degli scultori italiani più rappresentativi del Neoclassicismo, un movimento artistico che cercava di riscoprire e rivivere l'eleganza e la purezza dell'arte dell'antica Grecia e Roma. La sua vita e la sua opera si inseriscono in un periodo di grande fermento culturale e artistico, caratterizzato da un intenso dialogo tra passato e presente, in cui l'arte neoclassica si proponeva come un ideale di bellezza universale e atemporale. Monti nacque in una famiglia non particolarmente agiata; era il primogenito di Francesco Monti e Maria Trincossi. Dopo di lui, i genitori ebbero altre quattro figlie. La sua formazione artistica iniziò all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si distinse per il suo talento. Nel 1806, la sua abilità gli valse il pensionato romano, un riconoscimento che gli permise di trasferirsi a Roma per perfezionare i suoi studi. A Roma, Monti fu educato nello studio della scultura dallo zio Giambattista Monti, anch'egli scultore, e divenne discepolo del celebre Antonio Canova, figura di spicco del Neoclassicismo. Fu proprio sotto la guida di Canova che Monti affinò la sua tecnica e sviluppò quel senso di eleganza e raffinatezza che caratterizzerà tutta la sua produzione artistica. La prima opera che gli conferì una certa fama fu il Busto di Antonio Canova, realizzato nel 1810 per l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Quest'opera, ancora oggi conservata presso l'Accademia, rappresenta un esempio significativo del suo stile, in cui la ricerca della perfezione formale si coniuga con un'intensa espressività. Dopo gli anni di formazione trascorsi a Roma, Monti si trasferì a Milano, città che divenne il principale teatro della sua attività artistica e dove morì nel 1847. A Milano, Monti lavorò alla Fabbrica del Duomo e realizzò numerose opere di grande rilievo. Tra queste, il Monumento a Giuseppe Zanoia nel palazzo di Brera e, in collaborazione con l'omonimo scultore milanese Gaetano Monti, il bassorilievo La battaglia di Culm per l'Arco della Pace. Per quest'ultimo edificio eseguì anche la statua dell'Ercole e i rilievi con Il concilio dei Sovrani alleati, La Pace di Parigi e L’ingresso del Generale Neipperg in Milano nel 1814. Altre opere significative includono la Tomba Bardò in Santa Maria delle Grazie e il bassorilievo Venere e gli Amori piangono l’estinto Adone, conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano. Le opere di Monti si trovano anche in altre città italiane. Nel Duomo di Chiari è conservato il Monumento a Stefano Antonio Morcelli, mentre nella Pinacoteca e Fondazione Morcelli Repossi di Chiari sono custoditi i marmi Candelabra e Igea (1836) e Angelica e Medoro (1842). A Ravenna, nella Biblioteca Classense, si trovano il Busto dell’abate Antonio Cesari (1832) e il Busto in gesso di Antonio Canova (1810), mentre nella Pinacoteca Comunale sono conservati il Busto del cardinale Alessandro Malvasia (1827) e il Busto del cavalier Carlo Arrigoni (1832). La reputazione di Monti come scultore continuò a crescere nel corso della sua vita, tanto che nel 1825, quando la comunità di Chiari decise di erigere un monumento in onore dell'erudito ed epigrafista Stefano Antonio Morcelli, si rivolse a lui, considerandolo il maggiore scultore del suo tempo. Questo cenotafio, inaugurato nel 1828, si presenta come un maestoso e articolato gruppo marmoreo, dimostrazione della maestria di Monti nell'arte scultorea. Gaetano Matteo Monti lasciò un'impronta indelebile nel panorama artistico del suo tempo, contribuendo significativamente alla diffusione e alla valorizzazione dell'arte neoclassica in Italia. La sua opera, caratterizzata da un'incessante ricerca della bellezza ideale e da una profonda conoscenza della tradizione classica, continua a essere ammirata e studiata come espressione di un'epoca in cui l'arte aspirava a incarnare valori universali di armonia e perfezione.