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Andrea Picchi, nato a Firenze nel 1823, è stato un ebanista e scultore italiano noto per le sue opere d'arte incorniciate per clienti aristocratici. La sua abilità nell'ebanisteria e la scultura lo hanno reso un artista ricercato, ricevendo prestigiosi ordini da clienti imperiali e aristocratici. Tra i suoi lavori più notevoli, vi sono le cornici realizzate per Olga Nikolaevna Romanova e per Umberto I e la Regina Margherita di Savoia, oltre a un eccezionale mobile in ebano e avorio presentato all'Esposizione di Parigi del 1867. Picchi ha iniziato la sua carriera in Via della Vigna Nuova, per poi trasferirsi in Via Maggio, 28, dove ha sviluppato ulteriormente la sua arte nell'intaglio dell'ebano, un legno nero denso ma di fine tessitura. La sua maestria nell'intaglio è stata particolarmente evidente nel mobile in ebano e avorio in stile Rinascimento italiano che ha presentato all'Esposizione di Parigi del 1867. Quest'opera, nonostante presentasse una marcata somiglianza con un mobile del XVII secolo, come sottolineato da Frederick Litchfield nella sua "Storia dei Mobili", rimane un gioiello dell'intaglio e un esempio di eccellenza nella lavorazione dell'ebano e dell'avorio. Per Olga Nikolaevna Romanova, Picchi ha incorniciato una coppia di tondi basati su dipinti di Fra Angelico, eseguiti da Diomede della Bruna, un pittore fiorentino nato nel 1839. Queste cornici, elaborate e in stile barocco ottogonale con bordo intagliato a fiamma, erano in ebano con montature in bronzo parzialmente dorate e 16 corniole incastonate ciascuna. Sul retro di queste opere, si trova l'etichetta dell'ebanista fiorentino che attesta la sua autenticità. Per Umberto I e la Regina Margherita di Savoia, Picchi ha incorniciato due opere di Tito Chelazzi: un dipinto ad olio di margherite, in onore del nome della regina, che significa "margherita", e uno specchio con rose thea dipinte su vetro, commissionati dalla coppia reale a questo pittore, anch'egli molto richiesto dalle famiglie reali europee. Dopo alcuni anni, Picchi si trasferì in Via Maggio, dove sviluppò la sua arte nell'intaglio dell'ebano. Il suo capolavoro in intaglio fu l'eccezionalmente bello mobile in ebano e avorio in stile Rinascimento italiano che presentò all'Esposizione di Parigi del 1867. Nonostante una marcata somiglianza nel design con un mobile del XVII secolo, come sottolineato da Frederick Litchfield nella sua "Storia dei Mobili", il mobile di Picchi rimane un gioiello dell'intaglio e un esempio di maestria nell'uso dell'ebano e dell'avorio. Oggi, Andrea Picchi è ricordato principalmente attraverso il suo timbro ovale sul retro di alcune opere incorniciate in ebano del XIX secolo, che porta il nome "Andrea Picchi, ebanista, Via Maggio, No. 28, Firenze". Questo timbro serve come testimonianza della sua abilità e del suo contributo all'arte dell'ebanisteria e della scultura. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue opere, che rimangono esempi di eccellenza artistica e artigianale.