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Francesco Pierotti è stato uno scultore italiano attivo a metà del diciannovesimo secolo, la cui vita e opera si inseriscono in un periodo di grande fermento artistico in Italia. Nato a Savigliano, in provincia di Cuneo, la data esatta della sua nascita rimane incerta, così come quella della sua morte, riflettendo la sfida di ricostruire la biografia di molti artisti dell'epoca la cui fama non ha raggiunto l'ampiezza di quella dei loro contemporanei più celebri. La sua attività artistica si concentra principalmente nella città di Torino, dove è documentata la sua presenza e il suo contributo al panorama artistico locale tra il 1843 e il 1849. Questi anni rappresentano un periodo significativo per la scultura italiana, che vedeva ancora l'influenza del Neoclassicismo ma iniziava a percepire i primi fermenti del Romanticismo, con un progressivo interesse verso tematiche storiche, nazionali e naturalistiche. Pierotti partecipò attivamente alle Esposizioni della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, un'istituzione chiave per l'arte in Piemonte, che offriva agli artisti l'opportunità di esporre le loro opere e di confrontarsi con il pubblico e la critica. Nel 1843, alla seconda edizione di queste esposizioni, presentò due opere che dimostrano la sua versatilità come scultore: una scultura in cera intitolata "Cavallo assalito da una tigre" e una in terracotta raffigurante una "Pastorella seduta". Queste opere, per quanto diverse tra loro, riflettono l'interesse dell'artista per la rappresentazione del movimento e delle emozioni, sia in scene di intensa azione che in momenti di quiete pastorale. Nel 1849, alla VIII edizione della stessa esposizione, Pierotti presentò altre due opere che testimoniano la sua abilità nel maneggiare materiali diversi e la sua attenzione alla committenza e ai temi del suo tempo: una scultura in scaiola intitolata "Ritratto di Sua Maestà Vittorio Emanuele II" e una in terracotta denominata "Una scimmia". Il ritratto del sovrano, in particolare, sottolinea l'importanza del contesto storico-politico nell'arte dell'epoca, in un momento in cui l'Italia stava muovendo i primi passi verso l'unificazione nazionale. Nonostante la sua attività sia documentata principalmente a Torino, è probabile che Pierotti abbia viaggiato o almeno avuto contatti con altri centri artistici italiani, come era comune per gli artisti del suo tempo. Tuttavia, le informazioni specifiche su altri possibili luoghi di lavoro o studio rimangono scarse. La mancanza di ulteriori dettagli sulla vita e sull'opera di Francesco Pierotti dopo il 1849 potrebbe essere attribuita a vari fattori, tra cui la possibile partecipazione agli eventi del Risorgimento italiano, che in quegli anni vedeva molti artisti coinvolti attivamente o indirettamente nei movimenti politici e sociali del tempo. Alternativamente, potrebbe semplicemente riflettere la difficoltà di tracciare la carriera di artisti che, nonostante il talento, non hanno raggiunto una fama duratura. In conclusione, Francesco Pierotti rappresenta una figura interessante e in parte enigmatica dell'arte italiana del diciannovesimo secolo. La sua opera, per quanto possa essere ricostruita dalle fonti disponibili, testimonia la vivacità e la complessità del panorama artistico dell'epoca, segnato da transizioni stilistiche e da un intenso dialogo con la società e la politica. La sua biografia, sebbene incompleta, offre uno spaccato significativo sul ruolo degli artisti minori nell'arte del periodo, sottolineando l'importanza di continuare a esplorare e riscoprire figure come la sua per comprendere appieno la ricchezza e la diversità della scultura italiana dell'Ottocento.