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Domenico Ponzi è stato uno scultore italiano, nato a Ravenna il 30 maggio 1891 e deceduto ad Anticoli Corrado il 24 ottobre 1973. La sua vita e la sua opera si inseriscono in un contesto storico e artistico particolarmente complesso, quello dell'Italia tra le due guerre mondiali, un periodo segnato da profondi cambiamenti sociali, politici e culturali. Ponzi iniziò la sua formazione artistica a Ravenna, sua città natale, per poi trasferirsi a Roma, dove ebbe modo di affermarsi e di sviluppare il suo stile personale. La capitale italiana, in quegli anni, era un crogiuolo di idee e di movimenti artistici, e Ponzi seppe inserirsi in questo contesto con originalità e maestria, pur mantenendo una certa distanza dalle strettoie dell'arte di regime, cercando un linguaggio che potesse esprimere la sua visione personale. Durante la sua carriera, Ponzi realizzò numerose opere, molte delle quali commissionate da enti pubblici e religiosi. Tra queste, si ricordano il Monumento ai Caduti Postelegrafonici di Gorizia (1932), la scultura "La madre" (1930), e diverse opere esposte alla Galleria d'Arte Moderna di Roma, come "Il rurale" (1934), "L'orfanella" (1934) e "Nazareno" (1933). La sua produzione artistica spaziava da monumenti pubblici a sculture più intime e personali, dimostrando una grande versatilità e capacità di interpretare temi diversi con sensibilità e profondità. Il successo di alcune sue opere, come "La madre", gli procurò importanti riconoscimenti e consensi, tanto da attirare l'ammirazione di figure di spicco dell'epoca, inclusa quella di Adolf Hitler, che richiese una copia dell'opera per esporla a Berlino. Nonostante questi importanti riconoscimenti, nel dopoguerra Ponzi dovette affrontare una fase di disattenzione critica, dalla quale emerse grazie a importanti committenze religiose che gli permisero di continuare a lavorare e a esprimere il suo talento. La vita personale di Ponzi fu profondamente legata al borgo di Anticoli Corrado, luogo d'origine di sua moglie, la celebre modella Angela Toppi. Fu in questo piccolo paese laziale che Ponzi trasferì il suo studio e dove trascorse gran parte della sua vita, creando un legame indissolubile con il territorio e la sua comunità. Anticoli Corrado divenne così non solo la sua patria d'elezione, ma anche una fonte di ispirazione per molte delle sue opere. Nel dopoguerra, Ponzi riprese il tema del ritratto, già affrontato nei suoi esordi, realizzando busti di grande intensità emotiva che ritraevano conoscenti e personaggi del borgo di Anticoli Corrado. Queste opere, insieme a quelle di carattere religioso, contribuirono a riscoprire e a valorizzare la sua produzione artistica, dimostrando la ricchezza e la varietà del suo talento. Domenico Ponzi morì improvvisamente nel 1973, mentre lavorava a una Flagellazione in bassorilievo nel suo studio di Anticoli Corrado. La sua scomparsa lasciò incompiuta quest'ultima opera, ma il suo lascito artistico continua a vivere, testimoniando la profondità e l'originalità della sua ricerca artistica. Ponzi è ricordato oggi come uno dei più significativi rappresentanti della scultura italiana del Novecento, capace di attraversare un'epoca di grandi trasformazioni mantenendo una coerenza e una dignità artistica che lo rendono un esempio di integrità e di talento.