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Antonio Rusca fu un artista la cui vita e le cui opere si inseriscono nel contesto storico e culturale del Rinascimento lombardo, periodo in cui l'arte e l'architettura in Italia conobbero un'eccezionale fioritura. Nonostante la mancanza di informazioni dettagliate sulla sua biografia, è possibile ricostruire alcuni aspetti della sua vita e del suo lavoro attraverso i documenti storici e le opere d'arte sopravvissute fino ai nostri giorni. Nato probabilmente alla fine del XIV secolo, Antonio Rusca proveniva da una famiglia di Locarno, nel ramo di Como. La data esatta della sua nascita non è nota, ma si presume che sia avvenuta prima del 1408, come suggerito dall'epigrafe sepolcrale che lo menziona. La sua attività è documentata a partire dal 1416-1419, periodo in cui sembra agire in modo autonomo, indicando che in quel momento era già un adulto e un professionista nel suo campo. La famiglia Rusca, di cui Antonio faceva parte, era una famiglia benestante e influente, con solidi legami con l'Ordine Francescano. Questi legami si manifestarono nel sostegno alla fondazione del convento di S. Croce in Boscaglia a Como, un'area storicamente legata alla famiglia Rusca. Almeno due membri della famiglia Rusca entrarono in questo convento, e in seguito i figli di Franchino III Rusca vi eressero una cappella in memoria della madre Beatrice Casati, terziaria francescana. Antonio Rusca, essendo un membro di questa famiglia e un conventuale, non comparve in episodi rilevanti come la conciliazione tra Vittani e Rusconi, promossa a Como dall'osservante Silvestro da Siena nel 1439. Tuttavia, la sua figura emerge in modo significativo in relazione al processo che nel 1447 sancì l'autonomia dei vicariati osservanti all'interno dell'Ordine Francescano, creando una doppia gerarchia, conventuale e osservante. In questo contesto, Rusca si scontrò duramente con il papa, opponendosi alla conferma di Giacomo Primadizzi come vicario dell'osservanza cismontana, avvenuta nel maggio del 1446 in sua assenza. La morte di Antonio Rusca avvenne il 10 agosto 1449 a Prato, dove fu sepolto nel convento di S. Francesco. La sua salma fu successivamente traslata a Milano su richiesta dei figli di Franchino III Rusca, Pietro e Giovanni, che nel 1472 ottennero da Papa Sisto IV il permesso di collocarla nella chiesa dell'Ordine. Le opere attribuite ad Antonio Rusca includono la cassa d'organo nella località di Mogliano, un elemento d'insieme risalente alla fine del XVIII secolo. Questa cassa d'organo, caratterizzata da un basamento con sovrastanti coppie di pilastri scanalati, capitelli e trabeazione di ordine corinzio e fastigio con fiamma, festoni e targa ovale, è un esempio della sua abilità nel lavorare il legno e la pittura. Un altro esempio del suo lavoro è rappresentato dalla statua di San Policarpo, anch'essa attribuita a Rusca. Questa opera, situata in Lombardia, testimonia la sua capacità di scolpire figure religiose con maestria e sensibilità artistica. Nonostante la scarsità di informazioni sulla sua formazione e sulle sue influenze artistiche, è chiaro che Antonio Rusca era un artista di talento, la cui opera si inserisce nel più ampio contesto dell'arte rinascimentale lombarda. La sua abilità nel legno e nella scultura, così come il suo coinvolgimento in progetti di significativa importanza religiosa e familiare, lo rendono una figura di rilievo nel panorama artistico del suo tempo. In conclusione, la vita e l'opera di Antonio Rusca rimangono in gran parte avvolte nel mistero, ma le tracce che ha lasciato attraverso le sue opere e i documenti storici ci permettono di apprezzare il suo contributo all'arte del Rinascimento in Lombardia. La sua eredità artistica continua a essere studiata e valorizzata, offrendo uno spaccato significativo della cultura e della società del suo tempo.