La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Vincenzo Santini ( Bologna 1859 - 1914 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Vincenzo Santini nacque a Pietrasanta, una piccola città nella provincia di Lucca, Toscana, il 2 luglio 1807, in una famiglia di umili origini. Suo padre, Celestino, era un locandiere e sua madre, Francesca Galleni, era sorella di Lucia, nonna del celebre poeta Giosuè Carducci. Questo legame familiare con una delle figure più eminenti della letteratura italiana del XIX secolo aggiunge un interessante sfondo culturale alla vita di Santini. Fin dalla giovane età, Santini mostrò un'inclinazione per l'arte, in particolare per la scultura. La sua formazione artistica iniziò a Seravezza, dove apprese le basi della lavorazione del marmo, materiale abbondante nella regione della Toscana e fondamentale per la scultura. Nel 1824, la sua passione per l'arte lo portò a Roma, il cuore pulsante della cultura e dell'arte italiana, dove entrò in contatto con Pietro Tenerani, uno scultore di grande talento e allievo dei famosi Canova e Thorvaldsen. Questo incontro fu decisivo per la carriera di Santini, che divenne allievo di Tenerani all'Accademia di San Luca, una delle istituzioni artistiche più prestigiose dell'epoca. Durante il suo soggiorno a Roma, Santini non solo perfezionò le sue abilità scultoree ma si immerse anche nello studio dell'archeologia, grazie all'ammissione al corso di Archeologia dell’Università Pontificia nel 1828. Questa esperienza arricchì ulteriormente la sua comprensione dell'arte e della cultura antica, influenzando profondamente il suo lavoro. Nel 1831, Santini lasciò Roma per continuare i suoi studi a Siena e Firenze, due altre città italiane di grande importanza artistica. Questo periodo di formazione gli permise di ampliare ulteriormente le sue conoscenze e di stabilire contatti con altri artisti e intellettuali. Nel 1839, realizzò una scultura raffigurante la Vergine per l'Opera del Duomo di Pietrasanta, dimostrando la sua maestria nella scultura religiosa. La carriera di Santini subì una svolta drammatica nel 1841, quando ricevette l'incarico di realizzare un monumento in onore del Granduca Leopoldo II di Toscana. Tuttavia, l'anno successivo, un tragico incidente lo vide cadere da un'impalcatura nello studio di Tenerani a Roma, causandogli l'amputazione della gamba sinistra. Questo evento segnò la fine della sua carriera come scultore, ma non la sua passione per l'arte. Nonostante l'handicap fisico, Santini non si diede per vinto. Tornato a Pietrasanta, dal 1° maggio 1843 e per oltre trent'anni, divenne direttore e maestro di scultura della Scuola di Belle Arti della città, contribuendo significativamente alla formazione di nuove generazioni di artisti. Durante questo periodo, Santini non si limitò all'insegnamento ma continuò a esplorare diverse aree della cultura, dedicandosi alla ricerca storica e archeologica, con un interesse particolare per le culture italiche preromane. La produzione letteraria di Santini fu vasta e variegata, includendo studi storici sulla Versilia, saggi archeologici, guide turistiche delle Alpi Apuane e trattati sull'arte della scultura. La sua opera più nota, i "Commentarii versiliesi", è un'importante testimonianza storica e culturale della regione della Versilia. Oltre a ciò, Santini si dedicò alla raccolta di una vasta corrispondenza con scultori, pittori e intellettuali del tempo, documentando così un'epoca di fervente attività artistica e culturale. Nel 1874, Santini si ritirò dall'insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla ricerca e alla scrittura. L'anno successivo, fu nominato bibliotecario alla Biblioteca Comunale ed Archeologo consultore della cittadina di Pietrasanta, riconoscimenti che testimoniano il suo impegno e la sua erudizione. Morì il 1° agosto 1876 nella sua città natale, lasciando un'eredità duratura nel campo dell'arte e della cultura italiana.