La Galleria Ponti compra opere e sculture dello scultore Adolfo Wildt ( Milan 1868 - 1931 ). Forniamo informazioni su prezzi, valore attuale di mercato, quotazioni, valutazioni e stime delle sue sculture.
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Adolfo Wildt, nato il 1° marzo 1868 a Milano, è stato uno scultore italiano le cui opere hanno segnato un importante passaggio verso la modernità nell'arte scultorea. Proveniente da una famiglia di umili origini svizzere stabilitesi in Lombardia, Wildt lasciò la scuola all'età di nove anni per lavorare prima come barbiere e poi come orafo. A undici anni iniziò un apprendistato nello studio dello scultore Giuseppe Grandi, dove dimostrò un notevole talento nella finitura del marmo. Questa esperienza fu fondamentale per la sua formazione artistica e lo portò a frequentare la Scuola di Arti Applicate di Brera e a lavorare come assistente per lo scultore Federico Villa dal 1888. Nel 1891, Wildt sposò Dina Borghi e l'anno successivo nacque la loro prima figlia, Artemia. La sua carriera artistica ebbe una svolta nel 1893, quando espose per la prima volta una sua opera, un ritratto scolpito di sua moglie, che fu immediatamente acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Questo successo iniziale attirò l'attenzione del collezionista d'arte prussiano Franz Rose, che dal 1894 iniziò a sostenere Wildt, permettendogli di concentrarsi sul proprio lavoro e di esporre regolarmente. Il sostegno di Rose fu cruciale per lo sviluppo artistico di Wildt, che iniziò a viaggiare e a mostrare le sue opere in tutto l'Impero tedesco, sviluppando un'arte distaccata dalle mode della scena milanese e seguendo i maestri dei secoli precedenti. Le opere di Wildt sono caratterizzate da una fusione di semplicità e sofisticatezza, che ha aperto la strada a numerosi scultori modernisti. La sua arte presenta uno sfondo nel romanticismo di fine Ottocento, influenzato dalla Secessione e dall'Art Nouveau, con una complessa simbologia e uno stile gotico. La levigatezza delle superfici delle sue sculture in marmo conferisce alle sue opere una purezza e integrità plastica che coesiste con un'espressione quasi frenetica. Dopo la morte di Rose nel 1912, Wildt perse una significativa fonte di reddito e fu costretto per la prima volta ad affrontare il mercato dell'arte. Nonostante ciò, la sua carriera continuò in ascesa, partecipando a numerose esposizioni internazionali e alla Biennale di Venezia. Nel 1921 fondò la sua Scuola del Marmo a Milano e pubblicò un libro, "L'arte del marmo", che fu poi incorporato come corso triennale all'Accademia di Brera nel 1927. Tra i suoi allievi più famosi vi furono Lucio Fontana, Fausto Melotti e Luigi Broggini. Wildt fu anche un artista militante del regime fascista, aderendo al movimento Novecento italiano promosso da Margherita Sarfatti. Questo periodo della sua vita fu caratterizzato dalla celebrazione delle gesta del regime attraverso le sue opere, che gli valsero riconoscimenti da parte di intellettuali, critici e artisti del tempo. Nonostante il successo, Wildt morì improvvisamente a Milano il 12 marzo 1931, a causa delle complicazioni di un'influenza. Dopo la sua morte, la sua opera fu inizialmente dimenticata dalla critica, che non condivideva la sua poetica e il suo concetto di scultura. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, iniziò un processo di rivalutazione che riconobbe il suo ruolo innovativo nell'arte scultorea. Le sculture di Wildt, che spaziano dai ritratti espressionistici alle figure religiose e mitologiche, sono caratterizzate da una ricerca di purezza formale e da un'intensa espressività emotiva. La sua opera, che si colloca tra la tradizione e l'avanguardia, rimane un punto di riferimento fondamentale per la comprensione dell'evoluzione della scultura moderna.